Poesia comico parodia.

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Seba91
view post Posted on 23/3/2008, 15:09




Indica il percorso poetico diverso di alcuni poeti. Questo genere è caratterizzato dal rifiuto di ogni schema prima usato. Usa stile basso e volgare e descrive la vita quotidiana. Come intento non c’è quello di descrivere perfettamente la realtà, ma semplicemente è un gioco letterario, col quale il poeta vuole mettere in ridicolo gli schemi poetici, rovesciandoli. Il procedimento più usato è la parodia, ad esempio viene usato un lessico pregevole per descrivere un soggetto vile o spregevole. I valori dell’amore e della cortesia vengono capovolti nei loro risvolti negativi: amore passionale-desiderio sessuale, donna nobile-donna plebea. Ma i temi della poesia precedente, anche se rifiutati, vengono comunque usati come punti di riferimento, solo che cambia il punto di vistadal quale la tematica viene osservata. Questi componimenti hanno un’ elaborata composizione e non sono opere trasandate, ma si svilupperanno in nuovi stili, come quello carnevalesco. Questo rifiuto della visione del mondo dell’epoca: gerarchizzato, dà spazio alla voce dei diversi, degli emarginati. Uno dei poeti più particolari di questo stile è Cecco Angiolieri, poeta di Siena, dai suoi componimenti emerge una figura ribelle, che impreca contro la sua sorte avversa, odia il padre avaro, ama una donna plebea, sostituisce l’amore carnale a quello cortese, non ama le donne-angeli degli stilnovisti. Si nota la sua ira contro il mondo, ma non bisogna considerarlo un primo poeta maledetto: è errato sovrapporre modelli moderni a quelli del ‘200-‘300. Perché tra poesia e vita c’è sempre un netto distacco. La poesia di Cecco si rifaceva al genere goliardico medievale. Poi c’è Rustico di Filippo, che con la satira, ritrae personaggi borghesi del tempo. Altro esempio è Folgore da San Gimignano, che scrisse due corone di sonetti: nella prima augura per ogni mese gioia e piaceri a una brigata di Siena. Nel secondo consiglia come passare bene i giorni della settimana, introducendo l’ideale di vita mondana: doveva avvenire in città con banchetti, feste, tornei, amore. Della prima corona abbiamo una rielaborazione parodica di Cenne de la Chitarra. Ma non bisogna pensare che lo stilnovismo e la poesia comica fossero divise da un muro invalicabile, anzi, persino Guinizzelli e Cavalcanti, a volte lasciavano la poesia “alta” per dedicarsi a quella “bassa”. Quindi un poeta poteva passare da un tipo di poesia all’altro, anche se si orientava prevalentemente verso uno dei due tipi.

 
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