La “Vita Nova”

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Seba91
view post Posted on 23/3/2008, 15:14




Ai tempi della giovinezza di Dante, Firenze era ricca di fermenti poetici e culturali. Dante si dedicò ben presto alla poesia e i suoi primi componimenti sono contenuti nelle "Rime", egli si ispirò alla lirica d'amore di tipo cortese, seguendo il modello guittoniano, ma quando divenne amico di Cavalcanti si venne a formare il "dolce stil novo", come gruppo di spiriti eletti.

Dante sogna di evadere dal mondo circostante insieme a questa elite e alle donne amate.

Nel passaggio dallo stile guittoniano a quello cavalcantiano lo stile si fa piano, le rime dolci, i concetti semplici, i temi sono quelli della sofferenza amorosa e dell'io dolente.

In seguito lo stile cambia di nuovo e ciò viene spiegato nella "Vita Nova".

Qui raccoglie le poesie scritte fino a quel momento facendole precedere da una prosa che ne spiega i motivi e seguire da un'altra che ne è il commento.

Qquesta fu una grande novità rispetto al passato, poiché Dante con le prose unisce le poesie in un solo senso.

L'opera venne compiuta tra il 1293 e il 1295.

Il titolo “Vita Nova” indica il rinnovamenti interiore provocato dall'amore per Beatrice.

Trama: Dante incontra Beatrice a nove anni e Amore diventa suo signore; la incontra dopo nove anni e lei gli porge il saluto; egli ne è profondamente colpito ma non vuole rivelare a tutti, secondo i canoni dell'amor cortese, chi è la donna da lui amata e fa finta che questa non sia Beatrice, ma si rivolge ad altre donne definite dello schermo; ma Beatrice, venutane a conoscenza, gli nega il saluto; così Dante inizia a scrivere della sua sofferenza ma subito si rende conto che il fine del suo amore è la lode stessa che egli fa alla donna; ma un sogno gli preannuncia la morte di Beatrice; lei muore veramente e Dante si dedica allo studio della filosofia scolastica e trova consolazione nello sguardo di questa "donna gentile"; ma Beatrice gli riappare in sogno e lo spinge a pensare di nuovo solo a lei e la nuova intelligenza datagli da Amore lo innalza tra i beati, dove vede Beatrice nella gloria di Dio; alla fine ha un'altra visione che gli impedisce di trattare ancora di Beatrice finché non trovi parole mai usate prima.

Nella "Vita nova" vi è una trama reale ma al di là di essa vi sono significati segreti validi in ogni occasione, da qui il carattere irrealistico della vicenda, a cui contribuiscono anche le descrizioni ovattate.

Il libro è diviso in 3 parti:

- effetti dell'amore

- lode della donna

- morte di Beatrice

ognuna corrisponde ad uno stadio dell'amore:

- amor cortese, in cui la ricompensa è il saluto

- amore fine a se stesso, il cui fine è lodare la donna; quando, a metà del libro, Dante prende coscienza del suo nuovo amore, grazie alla negazione del saluto, iniziano le sue "nove rime", che assimilano il suo amore all'amore mistico, quello dei beati nei confronti di Dio

- contemplazione del cielo; questo amore è superiore a tutti quelli narrati in precedenza; infatti per Guinizzelli e Cavalcanti l'amore era discendente (da Dio, alla donna, al poeta) ed ascendente solo dal poeta alla donna, con il conseguente conflitto amore-religione; con Dante questo conflitto si supera in quanto l'amore per la donna permette di innalzarsi a Dio; inoltre Beatrice, al contrario delle donne della letteratura precedente, è considerata veramente un miracolo (ricorre infatti spesso anche il numero 9, la cui radice è 3, simbolo della Trinità).

La "Vita nova" narra dunque anche di un itinerarium mentis in Deum (come quelli di Sant'Agostino e San Bonaventura) che secondo la tradizione mistica del tempo si divideva in 3 stadi:

- extra nos: si ama Dio per riconoscenza per il creato

- intra nos: si ama Dio di per sé

- super nos: l'anima si ricongiunge a Dio

La fine della "Vita nova" lascia quindi intravedere l'idea di Dante di scrivere la "Commedia" (anche questa viaggio verso Dio), ma tra le due opere vi saranno prima le esperienze filosofiche e politiche di Dante.

 
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