La “Commedia”

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Seba91
view post Posted on 23/3/2008, 15:18




La "Commedia" nasce da una visione cupa del presente, nella speranza di un riscatto futuro: il mondo per Dante è caotico e corrotto, a causa dello sconvolgimento dell'ordine voluto da Dio.

Dante coglie la crisi a lui contemporanea ma la considera dal punto di vista del passato, non vedendola come un passaggio da un mondo vecchio a uno nuovo, ma come fine del mondo. La punizione divina, però, salverà gli uomini grazie ad un inviato, un Veltro, che sconfiggerà la Lupa, cioè l'avarizia, per Dante la fonte di tutti i mali.

Così egli si ritiene investito da Dio della missione di mostrare a tutti gli uomini la "diritta via"; il poema infatti è scritto "non ad speculandum, sed ad opus"

per farlo deve conoscere tutto il male, trovare l'espiazione ed innalzarsi a Dio, visitando i tre regni dell'oltretomba: e compito di Dante è far rivivere il suo viaggio agli uomini tramite il poema.

Egli è il terzo a scendere vivo nell'oltretomba, dopo Enea, fondatore dell'Impero romano, e San Paolo, difensore dei fondamenti della Chiesa; ma ha un compito ben diverso dal loro, infatti deve dimostrare la necessità di rinascita di Impero e Chiesa, per la salvezza dell'umanità.

Nonostante questa sia la storia della redenzione personale di Dante, Dante in questa occasione ritiene di rappresentare tutta l'umanità.

Questa redenzione ha come fine ultimo la salvezza nella città celeste, ma prima la felicità nella città terrena.

Dante iniziò a scrivere la "Commedia" nel 1307; "Inferno" e "Purgatorio" vennero pubblicati prima del 1319, il "Paradiso" invece fu pubblicato postumo. Nella realizzazione del poema il poeta si rifece a tutti i modelli disponibili: lo schema dell'oltretomba è quello comune nel Medio Evo; il genere si ricollega al poema allegorico ("Roman de la rose")e alla letteratura didattico-enciclopedica (Brunetto Latini); il viaggio è tipico del ciclo bretone e della letteratura mistica ("Itinerarium mentis in Deum" di Sant'Agostino); il tono apocalittico-profetico è dei libri profetici dell'"Antico Testamento" e dell'"Apocalissi"; la descrizione di luoghi e figure nell'"Inferno" è ripresa dall'Eneide; alcuni passi ("Paradiso"), ma anche la concezione filosofica totale, sono ripresi dalla Scolastica e da San Tommaso (si ricordino le sue "Summae").

Per Dante la perfezione della natura umana è nella conoscenza e la conoscenza è adeguamento alle auctoritas, concezione tipica medievale.

Ma nello stesso tempo Dante ammira gli antichi, i quali sono riusciti a raggiungere un livello altissimo di conoscenza pur senza la rivelazione divina, anticipando così in un certo senso l'umanesimo.

L'universo sembra retto da un ordine divino in cui tutto ha un significato e tutto deve essere descritto nel suo poema.

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