L’allegoria

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Seba91
view post Posted on 23/3/2008, 15:19




Quel che appare sorprendente circa la poesia di Dante è che essa, in un certo senso, è assai facile a leggersi. Non intendo dire che scriva un italiano molto semplice, perché accade proprio il contrario, o che il suo contenuto è semplice o sempre semplicemente espresso, ma spesso è rappresentato con tale forza di condensazione che, per esser spiegati, tre versi richiedono un paragrafo, e le loro allusioni una pagina di commento. Dante è il più universale dei poeti di lingua moderna. Il che non vuol dire che è «il più grande», o che è il più comprensivo. L'italiano, e specialmente quello dell'età di Dante, molto acquista dall'essere l'immediata derivazione del latino universale. Tuttavia questo non significa che l'inglese o il francese siano inferiori all'italiano, come mezzi di poesia, ma il volgare italiano dell'ultimo medio evo era ancora molto vicino al latino come espressione letteraria perché uomini come Dante, che lo adoperavano, erano stati ammaestrati, in filosofia e in tutte le scienze astratte, col latino medioevale. Quando leggiamo la filosofia moderna, in inglese, francese, tedesco, e in italiano, siamo subito colpiti dalle differenze di pensiero nazionali e di razza: le lingue moderne tendono a separare il pensiero astratto; ma il latino medioevale tendeva a concentrare quel che pensavano uomini di varie razze e paesi.

L'italiano di Dante, sebbene in modo essenziale italiano d'oggi, non è per questo una lingua moderna. La cultura di Dante non apparteneva ad un solo paese europeo ma all'Europa; l'italiano di Dante è più vicino nel significato al latino medioevale.

Ma la semplicità di Dante ha un'altra ragione specifica. Egli non solo pensava in un modo in cui ogni uomo della sua cultura nell'intera Europa allora pensava, ma usava un metodo che era comune e comunemente compreso in tutta l'Europa. Quel che importa è il fatto che il metodo allegorico era un metodo ben determinato non limitato all'Italia; e il fatto, in apparenza paradossale, che il metodo allegorico genera semplicità e intelligibilità. Noi tendiamo a considerare l'allegoria come un noioso indovinello e ad ignorarla come irrilevante in un gran poema. Quel che noi non conosciamo è, in un caso come quello di Dante, il suo speciale effetto di stile.

Il primo canto dell'Inferno con l'identità della Lonza, del Leone o della Lupa. In realtà è meglio, all'inizio, di non sapere o curarsi che cosa significhino. Quel che considereremo è quel che porta un uomo che ha un'idea ad esprimerla con immagini. Dobbiamo considerare il tipo di mente che per natura e per pratica tendeva ad esprimersi con l'allegoria; e per un poeta competente, allegoria significa chiare immagini visive. E le chiare immagini visive ricevono assai più intensità dal fatto d'avere un significato - non è necessario che noi sappiamo quale sia questo significato, ma nella nostra consapevolezza dell'immagine dobbiamo accorgerci che c'è pure il significato. L'allegoria è solo uno dei metodi della poesia, ma è un metodo che offre molti grandi vantaggi.

L'immaginazione di Dante è visiva. In quanto egli viveva in un'età in cui gli uomini avevano ancora visioni. È un abito psicologico. L'allegoria non era un espediente per mettere in grado i non ispirati di scrivere versi, ma davvero un abito mentale, che quando veniva elevato all'altezza del genio poteva produrre un gran poeta come un gran mistico o un gran santo. Ed è l'allegoria che rende possibile al lettore di gustare Dante. “Varia la lingua, ma i nostri occhi restan gli stessi”.

 
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