Cavalieri di Malta, A Malta

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Seba91
view post Posted on 26/3/2008, 18:08




E' proprio qui che i Cavalieri prenderanno la loro attuale denominazione!
L'isola si presenta però molto inospitale: arida, sassosa, quasi priva di vegetazione, Malta mette subito a dura prova la tenacia e lo spirito di sacrificio dei suoi nuovi proprietari.
Unico elemento positivo, la condizione delle coste: due insenature molto ampie e profonde possono ospitare numerose navi di notevoli dimensioni e stazza.

Fin dai primi mesi si era cominciato a lavorare senza soste e se da un punto di vista strategico l'isola aveva una posizione di grande valore, per quanti sforzi venissero fatti non si riusciva a fortificarla del tutto.

Anche se impegnato proprio in quegli anni a conquistare l'Europa dell'Est, l'Islam non rinunciava a considerarsi padrone del Mediterraneo e ad ammonire l'eterno nemico.

Solimano e i suoi ammiragli lasceranno chiaramente intendere che, prima o poi, anche l'Italia sarebbe rientrata nei loro programmi di conquista.

Ma nei primi mesi del 1564, le notizie che giungono da Costantinopoli indicano che Solimano é in procinto di lanciare le sue armate in una nuova e grandiosa impresa. Il vecchio sultano possiede un impero sterminato, ma ha ancora un progetto da realizzare: conquistare Roma, la capitale della Cristianità. Un sogno che non osa confessare nemmeno a se stesso , ma che lo ossessiona da tempo.

Un'armata che avesse per obiettivo l'Italia, non potrebbe lasciarsi alle spalle quella base senza correre il rischio di vedersi tagliare i rifornimenti. Una roccaforte che va, dunque, conquistata: un'occasione per eliminare una volta per tutte i Gerosolimitani, i nemici secolari dell’Islam.


Gli appelli di Pio IV resteranno inascoltati. Nel Concistoro del 23 febbraio del 1565, il Pontefice si rivolge con accenti accorati agli ambasciatori affinché rappresentino ai rispettivi sovrani, la gravità della situazione. Ma anche questa solenne e ufficiale esortazione non porta ad alcun risultato mentre gli eventi precipitano.

Pochi giorni dopo, la mattina del 22 marzo, sul molo principale del Corno d'Oro, Solimano il Magnifico riceve l'omaggio della più grande armata che abbia mai messo in campo nel corso della sua lunga carriera di condottiero. Prima di imbarcarsi, migliaia di uomini gli giurano fedeltà fino alla morte e nelle capitali europee qualcuno comincia finalmente a pensare di aver sottovalutato la minaccia che proviene da Oriente.

Ma se i governi delle potenze cristiane si sono disinteressati del pericolo, i particolari riguardanti l'imminenza dell'attacco sono noti da tempo a Frà Jean Parisot de La Vallette, quarantanovesimo Gran Maestro della Religione.

Ha 28 anni quando vive la drammatica esperienza dell'assedio di Rodi. É convinto che dall'Europa arriveranno navi e armati, per soccorrere i Cavalieri impegnati in una battaglia combattuta in nome di tutta la Cristianità. Ma i mesi passano e nessuna vela appare all'orizzonte mentre, giorno per giorno, vede morire i suoi confratelli. Una delusione che inciderà molto sul suo animo: l'indifferenza dell'Occidente ha mortificato il suo spirito cavalleresco, inducendolo a diffidare delle promesse.

Nonostante gli sforzi, gli é mancato il tempo per trasformare Malta in una roccaforte imprendibile, ma ha predisposto il necessario per renderne quanto più ardua possibile la conquista con la costruzione di Torri, mura, fossati e Fortezze.
Jean de La Vallette invia ai Gran Priori l'ordine di mobilitazione per tutti i confratelli in grado di combattere. Sa che non riceverà aiuti e che potrà contare solo sulla sua gente.

La mattina del 18 maggio, quando un colpo di cannone sparato da Forte Sant'Elmo annuncia l'arrivo della flotta nemica, sulle mura ci sono 460 Giovanniti, 1.600 mercenari italiani e spagnoli, 5.000 soldati della milizia maltese, 120 artiglieri e 67 serventi ai pezzi. Sul fronte opposto, 500 navi e 40.000 uomini.

I turchi non sembrano voler perdere tempo. Dopo una serie di incursioni in vari settori delle fortificazioni, decidono di investire Sant'Elmo. Ritengono che caduta quella piazzaforte, tutta l'isola sarà nelle loro mani. Un grave errore di impostazione strategica!!! La conquista della fortezza costerà perdite gravissime e non comprometterà il resto delle difese.
L’assedio si compone soprattutto di una martellante pioggia di proiettili, interrotta, di tanto in tanto, da inutili quanto sanguinosi tentativi di scalata da parte dei turchi.

L'assalto generale fissato per la mattina del 16 giugno, si protrae per sette ore. Migliaia di giannizzeri tentano di sopraffare un pugno di uomini che si oppone alla loro furia ma per due volte i Cavalieri respingono gli avversari che, costretti a ripiegare, lasciano sul terreno più di mille morti. Anche i Giovanniti sono però allo stremo.
«Non ci sono più munizioni e non c'é Giovannita che non sia ferito» racconta un soldato che riesce a raggiungere il Gran Maestro, attraversando a nuoto un braccio di mare.

Il 23 giugno, vigilia di San Giovanni, Patrono dell'Ordine, é il giorno per lanciare una nuova offensiva. I pochi Gerosolimitani superstiti si confessano l'un l'altro e si comunicano. Conoscono la propria sorte: nessuno potrà accorrere in loro aiuto ed é inutile sperare nella pietà del nemico. Sanno che molto probabilmente in quelle condizioni non potranno resistere, ma la loro determinazione e il loro onore li portano comunque a combattere e morire da Cavalieri!
L'ultimo duello avviene sulla soglia della cappella. Uno scontro che dura pochi minuti. Poi, massacrati gli ultimi avversari, gli ottomani piantano sulle rovine della fortezza gli stendardi della Mezzaluna. Il baluardo più munito dell'intera isola é nelle loro mani. Ma a quale prezzo. Per piegare la tenacia dei Giovanniti sono stati necessari trenta giorni di combattimenti, 18 mila colpi di cannone e la vita di 6.000 giannizzeri. Pesanti le perdite anche da parte cristiana: 107 Cavalieri e 1500 soldati sono caduti.

Ma l'isola é ancora tutta da conquistare e l'eroismo dei difensori di Sant'Elmo ha galvanizzato gli altri soldati della Croce.

A Malta non si stava svolgendo una delle tante battaglie tra cristiani e musulmani, ma era in gioco il prestigio militare dei due schieramenti. Una partita decisiva tra la Croce e la Mezzaluna.
Altri tentativi di piegare gli assediati saranno compiuti il 2 e il 7 agosto ma, nonostante le perdite, i cristiani, sostenuti dalle esortazioni e dall'esempio dell'infaticabile Gran Maestro, avranno ancora una volta la meglio.

I turchi non si rassegnano. Per tutto il mese di agosto le loro artiglierie vomiteranno raffiche di proiettili contro le postazioni nemiche e le migliori fanterie turche si faranno massacrare senza ottenere alcun risultato.

Il fatto che decide l’assedio è la notizia dell'imminente arrivo di rinforzi per gli assediati, un aiuto da parte dell’Europa!

Gli ottomani sanno bene che non riusciranno a prendere la fortezza prima dell’arrivo dei rinforzi ed una loro ulteriore permanenza sull’isola porterebbe soltanto a correre un inutile rischio.

Imbarcato l'esercito decimato e avvilito, i comandanti danno l'ordine di far vela verso Costantinopoli dove li attendono l'ira e la vendetta del sultano.

I Cavalieri di San Giovanni non hanno soltanto sconfitto l'armata dell'Islam, ma hanno mortificato la fanatica certezza di superiorità di un impero. Pochi Cavalieri ben determinati ed addestrati hanno sconfitto un esercito di migliaia di fanatici. Un esempio di come la Fede può rendere un uomo dieci volte più forte. La Croce ha sconfitto la mezzaluna per la seconda volta… Pensando a queste imprese provo soltanto una fortissima ammirazione per quegli uomini che hanno sacrificato le loro vite per difendere tutta la Cristianità e l’Europa da una serissima minaccia… e nessuno ricorderà mai i loro nomi o porgerà fiori sulle loro tombe, questo è il destino di molti eroi…

Qualche giorno dopo, Jean de La Vallette metterà a segno un altro colpo contro Solimano. Gli agenti segreti, gli stessi che lo avevano tenuto costantemente informato sulle mosse dell'avversario, incendiano l'arsenale di Costantinopoli. Un'impresa che demoralizza il vecchio sultano il quale si sente, per la prima volta, minacciato fin nella capitale del suo regno.

Il Gran Maestro concesse tempi molto brevi. Il vecchio soldato aveva fretta di mettere la sua isola in condizioni di resistere a un ritorno del nemico e contagiava la sua ansia anche ai più stretti collaboratori.

E solo pochi mesi dopo, il 28 marzo del 1566, nel corso di una solenne cerimonia, il Gran Maestro poneva la prima pietra di quella che sarebbe divenuta la città che porta ancora oggi il suo nome.

L'appassionata cura dei Giovanniti trasformerà un'isola arida e inospitale in un vero e proprio gioiello che ancora oggi suscita ammirazione.

Jean de La Vallette, l'eroico vincitore di Solimano, muore il 21 agosto del 1568.
Il rito funebre viene celebrato con tutti gli onori, i Giovanniti hanno perso uno dei migliori Gran Maestri di tutta la loro storia. In segno di lutto i cantieri restano fermi per due giorni: giusto il tempo per eleggere il nuovo Gran Maestro. É Frà Pietro Del Monte, della Lingua d'Italia, il quale ordina che la costruzione della città sia ripresa immediatamente e con rinnovata lena.

I turchi ritrovano ben presto la loro baldanza: occupano Cipro e da quell'isola possono minacciare più facilmente tutti gli stati rivieraschi. Una nuova insidia, che offre l'estro a Pio V per convincere il re di Spagna che é ormai giunta l'ora di affrontare con determinazione l'impero ottomano.

Nasce una lega della quale, oltre alla Spagna, fanno parte, Venezia, la Santa Sede, il Duca di Savoia, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno di Sicilia e l'Ordine di San Giovanni.

La tensione accumulata nuovamente tra i due fronti porta alla famosissima battaglia di Lepanto del 17 ottobre del 1571.
Il fronte cristiano conta su 243 navi mentre quello turco ne schiera 280.

Ancora una volta l’Islam subirà una gravosa ed impressionante sconfitta: 100 navi catturate, 130 bruciate o affondate, 25.000 uomini uccisi e ottomila prigionieri. 10.000 schiavi cristiani vengono liberati.

Ferito da cinque frecce, con le sue navi ancora segnate dalla durezza della battaglia, Frà Pietro Giustiniani, Priore di Messina, fa ritorno a Malta il 3 novembre. Un'altra vittoriosa giornata delle armi cristiane.

Tra il 1657 e il 1660 il Gran Maestro Frà Martin de Redin rafforza le difese con 14 torri e negli anni che vanno dal 1660 al 1680, i Gran Maestri Raffaele e Nicolò Cotoner fanno erigere un formidabile complesso fortificato che sarà chiamato la «Cotonera».

Per quanto riguarda le strategie e le abilità in mare erano sicuramente tra i più preparati, basta pensare che la scuola dei Cavalieri costituiva una sorta di accademia dalla quale uscivano i migliori comandanti e futuri ammiragli.

Verso la metà del XVIII secolo, il decadimento della potenza musulmana renderà meno pressante l’impegno militare dell’Ordine.

I Giovanniti acquistarono in America le terre di San Cristoforo, San Bartolomeo, San Martino e Santa Croce. A governarle fu inviato Frà Carlo De Galles, ma ben presto si decise di alienare quei possedimenti poiché avrebbero finito per procurare all'antica istituzione cavalleresca, situazioni di disagio politico e morale.

C’è da dire comunque una cosa importante: anche nei momenti più difficili, essi non dimenticarono mai di essere ospedalieri. Come a Gerusalemme, a Tolemaide, a Cipro, a Rodi e nelle altre residenze nelle quali erano stati costretti a spostarsi dopo la perdita della Terrasanta, non avevano mai trascurato di istituire e gestire ospedali, presso ogni casa giovannita sarà sempre predisposto il necessario perché viandanti e pellegrini trovino assistenza. Arrivarono a creare una vera e propria rete di ostelli, che andava dall'Inghilterra alla Sicilia, dalla Francia all'Austria.

Sarà un maltese, Giuseppc Bart, a fondare a Vienna nel 1765 la prima cattedra di oculistica del mondo.

Nel 1794 gli Stati Uniti offrono la loro protezione all'Ordine proponendo di assicurargli un nuovo territorio in America, ma tutto resta a livello di progetto. Anche la Russia, la Francia e l'Inghilterra si interessano all'isola dei Cavalieri anche se le loro attenzioni non sono affatto benevole. I nuovi equilibri internazionali la rendono, infatti, sempre più importante da un punto di vista strategico.

Alla fine fu posto l'Ospedale e il suo territorio sotto il protettorato della Russia. Il trattato, firmato a Pietroburgo nel gennaio del 1797, sanciva una serie di rapporti esistenti da tempo: sia Pietro il Grande, sia la Grande Caterina, avevano cercato, infatti, di avvicinarsi ai Gerosolimitani. Stipulato l'accordo, il sovrano pretese la creazione di un Gran Priorato russo. Fu il prezzo dell'alleanza e il Gran Maestro si vide costretto a cedere.

Né l'Austria, né la Russia, però riusciranno a salvare Malta da Napoleone. Il futuro imperatore dei francesi non può consentire che altre potenze dispongano di una base navale di quella importanza e decide di impadronirsene con la forza.

La sera del 10 giugno del 1798 la flotta francese, in viaggio verso l'Egitto, si presenta davanti a Malta. Napoleone chiede al Gran Maestro di poter entrare nel porto per rifornire di acqua i suoi vascelli. La risposta di von Hompesch non si fa attendere: egli pretende il rispetto della neutralità dell'Ordine e replica che in base al trattato di Utrecht, in tempo di guerra tra gli stati cristiani, soltanto quattro navi per volta possono essere ospitate nei porti maltesi.

Napoleone non si lascia impressionare e in un proclama alle truppe annuncia le sue intenzioni: «Il Gran Maestro ci rifiuta l'acqua di cui abbiamo bisogno - afferma indignato Bonaparte - domani, allo spuntar del giorno, l'armata sbarcherà su tutta la costa accessibile per andarla a prendere».

Per i Giovanniti sono ore drammatiche. Sugli spalti 1400 pezzi di artiglieria sono pronti a far fuoco e il Gran Maestro ha ai suoi ordini 332 Cavalieri. Dispone, inoltre, di 1200 uomini del Reggimento di Malta, 300 del battaglione da sbarco delle Galere, 400 di quello dei Vascelli e la milizia maltese può mettere in campo 12 mila soldati.

Una difesa potrebbe essere tentata e anche con poche speranze di successo, ma quella da prendere é una decisione troppo drammatica… Ferdinando von Hompesch sa che per la prima volta dalla sua nascita l’Ordine dovrà levare le armi contro altri Cristiani (che contrasta tra l’altro con la Regola) e sa anche molto bene che se la difesa dovesse risultare vana (cosa molto probabile, visto l’impiego di mezzi e uomini da parte di Napoleone) l’Imperatore non risparmierebbe nessuno… Malta si sarebbe trasformata in un’isola di vedove e orfani… i Giovanniti erano pronti a sacrificare le loro vite avendo solo la fede da difendere, ma gli altri soldati avevano anche famiglie da mantenere. Decide quindi con grande amarezza di non reagire alle truppe francesi che saccheggiano l'isola.

A bordo del vascello Orient, una deputazione di sette Giovanniti tratta la resa con Napoleone firmando una "Convenzione" composta da otto articoli. Poche parole. Un documento in duplice copia, per concludere 268 anni di storia.

Tanti ne erano trascorsi, infatti, da quel 26 ottobre del 1530, in cui Frà Filippo de Villiers de l'Isle-Adam, l'eroico difensore di Rodi, aveva preso possesso dell'isola delle api. Due secoli e mezzo, durante i quali i Giovanniti avevano dato innumerevoli esempi di abnegazione, soccorrendo uomini e nazioni, principi e città e offrendo alla causa della Cristianità un altissimo tributo di sangue.

Nessuno sembra preoccuparsi di quanto sta avvenendo. Ingrata come sempre, l'Europa si interessa soltanto di stabilire a chi dovrà appartenere quello scoglio posto al centro del Mediterraneo.

Torna di nuovo il discorso sull’Illuminismo (vedi “L’Epoca Buia?”)… la corrente di pensiero aveva ormai pervaso le menti di tutte le popolazioni Europee (compreso Napoleone), che vedevano quindi i Cavalieri di Malta come un’eredità del passato da dimenticare, da tenere in disparte, perché eredità di quel periodo che tanto disprezzavano: il Medioevo.



 
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