psicolesbosex

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jaco92
view post Posted on 24/12/2008, 17:30




Psicolesbosex

di ADLA
scritto il 15-12-2008

Psicolesbosex

Mi sono diplomata da poco e questa estate voglio proprio divertirmi; i ragazzi e le ragazze che ho incontrato questa mattina sulla spiaggia formano una compagnia che mi sembra OK, mi ci sono inglobata e subito una di loro, con due tette da urlo, m’invita per la sera stessa a una festa privata, che si terrà nella sua villetta.
Voglio farmi vedere in forma, perciò alle quattro del pomeriggio saluto tutti e torno nella casa che mio padre ha affittato per ospitare la sua nuova compagna, la timida Sonia, alla quale chiedo il favore di svegliarmi per le nove di sera. Mi spoglio nuda, lei arrossisce, poi mi butto sul letto, cullata dal ronzio delle pale del vecchio ventilatore che pende dal soffitto.
Cammino nel fresco della notte imminente e nonostante l’invito m’intrufolo di soppiatto nella villetta unifamiliare, passando dalla porta sul retro; spio il bailamme e come avevo paventato vedo circolare roba strana. Mi ero sbagliata sul loro conto, è una brigata di scemi, peccato, poiché al mare avevo carpito una tacita promessa a un paio di pulzelle non male, che però vedo fra le prime a darci dentro con alcol, pastiglie e canne. Che idiote, non sanno cosa si sono perse.
Per far passare il tempo, dato che me la sono tirata dicendo che avrei fatto le ore piccole, quindi non posso rincasare troppo presto, salgo al piano superiore in cerca di una tana dove far arrivare almeno le tre. Entro in una stanza, la più lontana possibile dalla baraonda, noto un divano con sopra del movimento di membra nude e così per non creare fastidio, mi siedo in una quelle orrende poltrone da relax, davanti alla TV accesa, che immagino serva a coprire il suono dei gemiti che mi giungono affievoliti. Chiudo gli occhi e la mia mente spazia, saltabeccando fra realtà e finzione, cose fatte o desiderate, in quel mio particolar mondo che mi son creata da sempre, che chiamo “psicolesbosex”. Ho sempre rifiutate le etichette tipo lesbica, etero sessuale ecc, l’unica cosa sicura è che non rifiuto mai una goduta e addirittura riesco a procurarmela senza masturbarmi; mi basta concentrarmi, serrare le cosce e contrarre ritmicamente lo sfintere. Se poi ho una donna di fronte riesco a trasmetterle un messaggio telepatico che fa arrossire le più timide, ma che spinge le più ardite a prendere l’iniziativa; un gabinetto c’è in quasi tutti gli ambienti, la tipa sveglia vi si reca, io la seguo. In piedi sulla tazza, la vagina è a portata di lingua, prima ci sale l’una, poi l’altra e dopo una decina di minuti usciamo tenendoci per mano incuranti degli altrui sguardi di invidiosa disapprovazione.
Rivedo la cinquantenne preside dell’istituto tecnico,
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che ha pianto quando mi sono diplomata, se avesse potuto mi avrebbe fatto addirittura bocciare all’esami di maturità, per godere ancora per un anno con me:
«Alda ma cosa mi fai fare…» Mi diceva mentre le divoravo il clitoride. La prima volta che era successo aveva dovuto armeggiare non poco coi pantaloni, prima di offrirmi il suo sesso da lappare, però d’allora per venire a scuola aveva indossato sempre gonne piuttosto comode e non perdeva occasione di convocarmi nel suo ufficio, con la scusa che ero creativa.
Seduta sulla poltrona chiudo gli occhi e non riesco a controllare la mia mente che s’immerge in nuove situazioni psico-reali.
Mi vedo all’ingresso d’una nuova discoteca, l’addetto alla selezione mi blocca, non protesto neppure, sto per andarmene, quando due mani si posano sui miei fianchi e una voce roca dice: «È con me». Colei che ha parlato mi prende per mano e mi fa entrare, è una mulatta alta almeno 180 cm, immagino che sia sui settanta chili, ben distribuiti nei punti giusti. Denti bianchissimi, ovale del viso perfetto capelli rasati:
«Perché lo hai fatto?» Chiedo.
«Ti dispiace? Sto cercando una ragazza per un lavoro un po’ particolare; ti ho puntato e se non mi deludi il posto è tuo».
«Cosa ti fa pensare che io sia in cerca di lavoro?» Le dico.
«Infatti, non lo cerchi, però l’impiego che ti offro è di quelli che non si possono rifiutare, sia per i soldi che ci tirerai fuori, sia per il divertimento che ne verrà. Ho notato come guardi le altre donne, ho aspirato l’afrore che emani mentre le punti, da ciò ho capito che sei la porcellona adatta al mio scopo». Intanto che camminiamo in mezzo alla folla che si dimena mitragliata dagli effetti speciali, mi ha infilata una mano dentro la scollatura e sta pizzicandomi un capezzolo, quando poi entriamo in un ufficio, chiude la porta con la sicura e senza indugio, mi toglie sandali e jeans, il mio tanga se lo mette in tasca, mi issa sul bordo della scrivania, lei lo fa sul seggiolino girevole, mi divarica le cosce, se le alloggia sulle spalle e si produce nella più fantasmagorica leccata di culo e fica che io abbia mai subito. Ha la lingua lunga e ruvida e quando la piega a tubo e l’irrigidisce sembra un piccolo pene animato di vita propria e non c’è anfratto delle mie intimità che non vada a esplorare, tanto che in una manciata di minuti ho un paio di orgasmi e nel corso del secondo bofonchio:
«Facciamolo insieme sul tappeto». Continua a titillarmi il glande del clitoride, fino a che emano un lungo sospiro che pone fine al mio sublime godimento».
«Io ho una padrona e devo chiedere a lei il permesso per godere. Però ti giuro che non mi fa mancare nulla, è una padrona meravigliosa, severa il giusto, che mi premia spesso ma se sgarro, mi castiga duramente. Mi ha detto di cercarle una cagnolina. Vuoi diventare tu la sua bestiola? Ti giuro che non ti pentirai; quello che ti ho fatto adesso è una bazzecola al cospetto dei godimenti che proverai insieme a noi due. Io sono Jasmine, le tue mutandine vieni a prenderle domattina alle nove precise a questo indirizzo; se non ti vedo c’è già pronta una cassiera del supermercato che si bagna ogni volta che pago il conto». Dicendomelo mi scarabocchia un indirizzo all’interno d’una bustina di fiammiferi che reclamizza il locale:
«Alle 11 precise. Ora vai a divertirti». E mi da una manciata di buoni consumazione.
Io non sono niente di speciale, però ripeto che il mio modo di guardare le donne, coinvolge pure alcune che, fino a quel momento non hanno mai pensato di sperimentare l’amore saffico.
« …la padrona mi ha detto di cercarle una cagnolina. Vuoi diventare tu la sua bestiola? Ti giuro che non ti pentirai; quello che ti ho fatto adesso è una bazzecola al cospetto dei godimenti che ti procureremo…e che lingua ha Jasmine».
Manipolando questo pensiero ondeggio in mezzo alla pista, illuminata ad intermittenza dai bagliori. È inutile che mi racconti delle palle, so già per certo che andrò all’appuntamento.
Continuo a tenere gli occhi chiusi seduta sulla poltrona, non m’accorgo neppure che la TV è stata spenta, immedesimata come sono nel mio film, e quando due dita mi alzano il mento non sollevo le palpebre. Una pioggia di capelli di seta mi solletica il viso e labbra impregnate dall’inconfondibile gusto di umori vaginali, s’appoggiano sulle mie. Uomo o donna? Allungo le mani e abbranco due tettone siliconate, mentre una voce femminile che deve appartenere alla proprietaria dei seni giganti, perché non può certo parlare intanto che con la lingua vagabonda nella mia bocca, dice:
«Se non avesse i jeans le farei una leccata.» Poi aggiunge, penso rivolta a me; «Chiudiamo la porta dall’interno e ci lasciamo la chiave, noi usciamo dall’atra, per evitare che, qualche maschio strafatto ti trovi e faccia dei casini. Sono la padrona di casa, quella che ti ha invitato, anche a noi due non piace strafarci. Rimani pure fin che vuoi, impedirò a tutti di salire fin qui. Ciao stellina ci vediamo domani in spiaggia e magari organizziamo qualcosa noi tre insieme». Mi bacia pure lei e constato che devono averci dato dentro con i sessantanove a giudicare dal sapore di vulva che mi trasmette. Serro le cosce contraggo l’ano e godo.
Mancano cinque minuti alle undici quando suono il campanello del cancello che da sulla strada; percorro un breve vialetto e sull’uscio di casa ad attendermi trovo Jasmine vestita da cameriera: grembiule bianco e crestina sulla testa rapata. Mi bacia spingendomi la lingua in bocca, poi fa qualche passo innanzi a me all’interno d’un salone, si ferma, si flette come per raccogliere qualcosa che non c’è sul tappeto. Ha le natiche nude, in fondo alle quali risaltano le labbra gonfie e scure; rimane in quella posizione da gioco delle belle statuine, guardandomi all’indietro fra le sue stesse gambe, dal basso verso l’alto, allora agisco, m’inginocchio dietro, lei s’allarga le chiappe per farmi capire da dove vuole che cominci. In mezzo al solco scuro l’orifizio anale che lei sforza verso l’esterno, m’appare roseo, liscio e invitante, ci passo la lingua piatta e sbavante e la sento gemere, mi fa allungare allora sul tappeto, mi pone la vagina gocciolante sulla bocca e mentre io la lecco come so ben fare, mi rivolta la mini in vita, però non mi toglie il tanga, appoggia la bocca sul tessuto e ci alita sopra, irradiando il mio sesso di calore provocante. M’inarco perché voglio che mi tolga l’indumento e mi lecchi, invece mi prende le caviglie le divarica e se le incastra sotto le ascelle:
«Ricordati che sei solo una cagnolina e devi imparare a obbedire; da questo momento inizia l’addestramento». Schiaccia il bacino sulla mia bocca e comincia a sculacciarmi, alternando dolorose manate sulle natiche ad altre dolenti sul sesso, poi, incurante del fatto che sto annaspando in cerca d’aria, mi struscia il pube pungente per il pelo ruvido sulla faccia e comincia a inondarmela d’umori viscidi dall’afrore penetrante. Sotto i suoi colpi violenti godo al punto di pensare che sto disidratandomi.
Mi denuda, poi mi mette un collare, una morbida museruola di velluto, mi appende ai lobi due clip muniti di orecchie da cocker, mi avvolge la vita con della pelliccia dello stesso colore, una specie di pancera munita di coda, aggancia il moschettone al collare e tirando il corto guinzaglio, mi precede strattonandomi. La seguo docilmente. Sono entrata nella parte.
La stanza dove entriamo ha tre pareti e il soffitto coperti da specchi, un enorme letto circolare sul quale troneggia una magnifica donna nuda, non più giovane. M’accorgo che è un noto personaggio da TV, cinema e rotocalchi; la guardo meravigliata, però lei non mi da tempo di parlare:
«Non sono io! Jasmine fai in modo che si ricordi per sempre che io non sono quella che pensa». La mulatta mi prende fra i pollici e gli indici i capezzoli e me li strizza con forza:«Ahi! Ahi!» Gemo, al che la signora dice:
«I cani non fanno così; Jasmine stringi di più». Il dolore è forte e allora latro:
« Cai! Cai! Cai!».
«Brava la mia Fuffy, vieni a leccare un po’ la tua padroncina». La museruola mi permette d’usare la lingua a mio piacimento, m’inginocchio fra le sue gambe e inizio a leccarle la fica, gode quasi subito, poi s’adagia sulla schiena e mi offre il culo, intanto Jasmine mi sta scopando tenendosi contro l’inguine a mo’ di cazzo l’impugnatura del guinzaglio di cuoio. Il letto comincia a girare lentamente le immagini si moltiplicano sui tanti specchi, interrompendosi sulla parete che ne è sprovvista, allora all’unisono guardiamo il soffitto; è una scena d’erotismo unico, in quella posizione sembro davvero un animaletto, il corpo brunito di Jasmine grava su di me, le sue magnifiche natiche si muovono al ritmo disordinato col quale mi penetra, mentre la signora è nel pieno d’un orgasmo travolgente che le sconvolge al punto che le vediamo soltanto il bianco del bulbo oculare. È una visione eroticamente impressionante e godo anch’io.
«Jasmine hai portato Fuffy dal veterinario?» Chiede la signora appena si è ripresa.
«Non ancora signora, volevo prima assicurarmi che fosse di suo gradimento».
«Come potrebbe non esserlo con una linguetta così. Vuol dire che la sverminiamo noi. Hai bevuto quanto ti ho ordinato Jasmine e hai preso anche il diuretico?»
«Si padrona, ho obbedito, non voglio più essere castigata come l’ultima volta quando mi avete chiuso la vagina con una pinza a molla e non mi avete più permesso di godere per tre giorni.»
«Brava Jasmine, se fai tanta pipì a Fuffy le disinfettiamo anche la patatina.»
Ci alziamo, mi prendono entrambe per mano e ci avviamo fino a varcare una porta nella parete priva di specchi. All’interno c’è una specie di grande piatto da doccia con al centro un cavalletto dietro il quale c’è un seggiolino dove si siede la signora. Jasmine mi toglie tutti gli ammennicoli lasciandomi solo le finte orecchie, mi fa piegare con la pancia sull’asse traversale imbottita, dove la padrona ha accavallato la parte posteriore delle ginocchia. Mi trovo così con la sua vagina incollata alla faccia e non mi resta altro che leccare.
Jasmine viene di fianco, regge una bacinella smaltata e ci orina dentro con schizzi violenti che spruzzano il mio viso e la pelle nuda della signora:
«Fuffy lecca la pipì di Jasmine su di me, poi asciugale la fica con la tua linguetta». Obbedisco contenta perché quel gioco mi piace.
La signora regge la bacinella e immerge il viso nella piscia della sua serva, poi mentre io le lecco la vulva che già sta colando, raccoglie con la lingua l’urina che gli scivola dalle guance, intanto che si proietta nella mia mente l’immagine della sua faccia buona come appare sul piccolo schermo.
Jasmine prende una pera per lavande vaginali, che ha il beccuccio grande come un discreto pene, aspira la pipì dal recipiente, poi mi passa dietro e me l’infila dentro la guaina spingendolo ben su, poi inizia a scoparmi con quell’aggeggio. Poco dopo ho un orgasmo travolgente e urlo, ben sapendo quello che succederà:
«Ora, ora!» Jasmine spreme la pera e un gigantesco fiotto d’urina ancora tiepida, mi allaga l’interno della fica portando il mio godimento al parossismo. Pare che la padrona aspetti proprio quell’attimo per allentare la vescica e pisciarmi nella mia bocca, intanto che la mulatta, inginocchiata dietro di me beve la sua stessa pipì che cola dalla mia fica.
Ma non è ancora finita:
«Adesso ti sverminiamo Fuffy». Dice la signora, si alza e reggendo la bacinella raggiunge la sua domestica, nelle mani della quale è comparso un mezzo metro di tubo di gomma con all’estremità ogivale un foro di mezzo centimetro.
Jasmine prima si scopa con quell’attrezzo fino all’orgasmo, poi porta al godimento, alla stessa maniera la padrona, che mi dice:
«Fuffy lo ungiamo bene con i nostri umori così non facciamo del male al tuo culetto». A quelle parole sento il formarsi d’un nuovo orgasmo negli anfratti del mio cervello; adesso il tubo ce l’ho piantato nello sfintere fino a occuparmi tutto il retto, Jasmine incastra un imbuto all’estremità esterna e la signora adoperando una mano ci versa dentro piano l’orina che ha travasato in un innaffiatoio privo del terminale bucherellato, intanto che con l’altra mi masturba.
Il clistere mi procura un piacere perverso ed io imploro:
«Si così masturbami, di più, di più che sto godendo!»
Spalanco gli occhi in piena sovreccitazione e vengo. Sul letto di fianco a me c’è la timida Sonia, la compagna di mio padre, rossa in viso, che mi sta facendo un ditalino e contemporaneamente si masturba anche lei. Non è il momento di fare domande, io ho goduto, lei ancora no, allora le procuro l’orgasmo con una magistrale leccata. Poi la guardo interrogativamente e lei mi dice:
«Mi hai detto di svegliarti alle nove che devi andare a una festa; sono entrata e tu smaniavi nel letto dicendo:
««Si così masturbami, di più, di più che sto godendo…!» Allora non ho resistito e ti ho masturbato.
La bacio sulla bocca.
«Sarà una bella estate; io e Sonia nella stessa casa, con mio padre che ci raggiungerà solo nei fine settimana». Penso mentre mi faccio la doccia, ricordandomi che alla festa dove sto per recarmi incontrerò quelle due porcelline che sulla spiaggia si bagnavano mentre le guardavo nel mio inconfondibile modo. Ci sarà anche colei che mi ha invitato e che probabilmente ha le tette rifatte inoltre sono certa che salendo la scala troverò quella stanza con il divano e la TV.
La poltrona? Come Jasmine, la signora e Fuffy, ha fatto parte del “Psicolesbosex.”

Edited by jaco92 - 27/12/2008, 13:00
 
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ma questa dove vive? a lebolandia??
 
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jaco92
view post Posted on 26/12/2008, 20:14




si sta a nord della svervegia
 
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view post Posted on 26/12/2008, 21:42
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seee t piacerebbe andare li eh??
ma l' indirizzo email finale??
 
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jaco92
view post Posted on 27/12/2008, 13:00




deve essere della tipa che ha scritto il racconto
lo tiro via ora
magari esistesse davvero un lesbolandia
 
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view post Posted on 27/12/2008, 13:59
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bahh
è + realistico quello della sorella
 
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