Michela (2)

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"hari_seldon"
view post Posted on 26/8/2009, 21:32




Quello che stava sdraiato a terra, completamente spompato, si tirò fuori, col viso tutto impiastricciato dagli umori della mia deliziosa mogliettina e barcollò in cerca di un po’ d’acqua; allora Michela fece un cenno a me e all’altro, che eravamo ancora a bocca asciutta; “sdraiatevi qui” disse indicando il pavimento di fronte a sé “e mettevi cazzo contro cazzo”. Eseguimmo, sdraiandoci a terra culo contro culo, con le cosce accavallate, in modo da trovarci con le palle dell’uno che toccavano le palle dell’altro, e mi trovai il cazzo dell’altro stretto al mio dalle mani di mia moglie, che ci segava a due mani e contemporaneamente. Mi fece uno strano effetto, quel cazzo che si strofinava sul mio, quel pelo duro che mi strofinava tra le cosce e quelle palle che si strofinavano sul mio ano, e questo, se possibile, aumentò la mia eccitazione.
Comunque, dopo averci scappellati per bene, Michela, reggendo i due cazzi ben tirati alla base, spalancò la bocca, ingoiandoli contemporaneamente. Ovviamente era quasi soffocata, e non poté andare oltre le cappelle, ma sul suo viso c’era un’espressione che non saprei definire se non come “estasi”. Contemporaneamente, esercitò uno dei suoi fantastici movimenti muscolari, strizzando in modo tale il cazzo di quello che la inculava, che lo costrinse a una sborrata epica, accompagnata da uno straordinario grido di godimento che contribuì senz’altro a far risuscitare i cazzi di quelli che avevano già goduto una prima volta (compreso quell’imbecille, il più giovane del gruppo, che oltre una ciucciatina iniziale non era andato e si era così eccitato dallo spettacolo da arrivare direttamente nella sua mano destra!).
Comunque, quello che prima le leccava la fica le si avvicinò da tergo, mentre lei si sistemava meglio, inginocchiata coi nostri due cazzi in bocca, allargan-do ancora leggermente le cosce, e, non so se per scelta o perché l’ano di Michela era ben dilatato e ben lubrificato di umori e sborra, la penetrò nuo-vamente in culo. Nessuno dei tre durò, per la verità, a lungo. Noi due arrivammo praticamente insieme riempiendole la bocca e l’altro, forse sapientemente guidato dai suoi movimenti muscolari, il culo. Eravamo stremati, a eccezione di Michela ovviamente, e tentammo di riprendere fiato, ma l’incanto venne rotto bruscamente dal rumore di un camion, un grosso camion, che si avvicinò rombando. Si fermò davanti alla villetta e una potente voce baritonale cominciò a chiamare : “Mario, dove cazzo siete? Ho portato le mattonelle”. I cinque, chiaramente intimoriti, si affrettarono a rivestirsi e a scomparire, lasciandoci soli. Anche noi ci rivestimmo e un quarto d’ora dopo, dopo essere sgusciati fuori come ladri, ci chiudevamo la porta della stanza alle spalle. Ci fissammo, un po’ imbambolati, un po’ confusi, un po’ incerti.
Poi lei mi abbracciò, stringendomi forte e baciandomi la bocca; sapeva di sborra. Mi piacque. “Giornataccia” le dissi. “Perché?” rispose. “L’hai preso in culo diverse volte. Quindi, giornataccia”. Scoppiò a ridere e mi baciò nuovamente. “Quanto ti amo, tesoro. E’ stata una sorpresa bellissima. Tutti quei cazzi! E tutta quella sborra! Ero assetata di sborra, assetata! Dio come mi sento bene, adesso. Piuttosto devi dire che nessuno mi ha chiavata! Non è giusto! E quel ragazzetto. Hai visto che bel cazzo duro aveva? E che buon sapore. Ha sprecato tutta quella buona sborra facendola cadere a terra.” E così parlando si tolse gonna e camicetta buttandoli in un angolo e si sdraiò sul letto a pancia sotto. Allargò le gambe. Mi sfilai i pantaloni e la maglietta. “Hai il culo che ti sgocciola” dissi osservando un rivolo sottile di sborra che le colava dal buco del culo, ancora arrossato, fino alla spaccatura della fica, impiastricciandole il pelo nero e ricciuto. “Ah, si?” rispose, e passò due dita sulla parte, portandosele poi alla bocca. “Ahhhhhhh, è buonissima” disse “un bouquet unico, una sinfonia di sapori”. Avevo il cazzo talmente duro che pensavo potesse esplodere. “Dai, assaggiala anche tu” mi disse guardandomi maliziosamente. Diventai di pietra, sconvolto da quella proposta. Ma ero troppo eccitato. E se ….? Già, se ..? Così mi chinai sulle sue chiappe e comincia a leccarle il buco del culo, riempiendomi la bocca del sapore di altri uomini. Raccolsi con la lingua tutta la sborra sgocciolata dall’ano fino alle grandi labbra, poi mi accanii con la lingua sul buco del suo culo, infilandola dentro. Quando mi rialzai spingendo il bacino verso di lei, cercando con la cappella l’apertura della fica, mi fermò. “nel culo, Giuseppe, nel culo”. Eseguii. L’ano praticamente non fece resistenza. Cominciai a pompare, ma dopo un minuto mi fermò. “Basta” disse “ora mettimelo in bocca. Voglio sentire il sa-pore della loro sborra sul tuo cazzo”. Quando le inondai la gola di sborra bollente, aveva un’espressione di vera e propria beatitudine sul viso.

Dopo una settimana in collina, ci trasferimmo al mare, sulla costa romagnola. Per la precisione, a Misano Adriatico, dove alloggiammo in una pension-cina economica e molto dignitosa. L’idea non era solo quella di fare un po’ di mare. Vi ho detto che per movimentare le lunghe notti invernali, avevamo una vera e propria raccolta di cosiddetti “gadget erotici”, cioè in sostanza strumenti di penetrazione più o meno sofisticati. Vibratori, falli, dilatatori, collane di grosse palle di plastica e cose simili. La ricerca di tali oggetti diventava per noi un momento divertente ed eccitante, e avevamo visto che a Rimini esistevano ben tre porno shop. Sempre molto attenti alla nostra privacy (le persone meno gradite si incontrano sempre nei momenti meno graditi e nei posti meno graditi), pensammo che potevamo spostarci di pochi chilometri e fare i nostri acquisti senza problemi. Il pomeriggio del secondo giorno, partimmo per la nostra esplorazione; esaminammo attentamente tutti e tre i porno shop e ci decidemmo per il “*****” per due motivi : non era sul lungomare, e quindi si presentava più discreto, sembrava meno affollato e inoltre aveva come gestore una ragazza, cosa questa che evidentemente aveva solleticato la fantasia di Michela. Il perché non era dato sapere: aveva i suoi piani e l’avrei scoperto al momento opportuno: faceva parte del gioco. Erano ormai le nove, momento, immaginammo, di massimo afflusso. Toccava a me entrare per primo (il gioco prevedeva che ci comportassimo come perfetti sconosciuti) ed eventualmente decidere se interrompere lo shopping; in tal caso sarei dovuto uscire nuovamente. Entrai e cominciai a girare indolentemente tra gli scaffali. Era organizzato in sezioni : libri e riviste, videocassette, biancheria intima e gadget. Tutto molto efficiente. Nel locale si aggiravano, in perfetto silenzio, sei persone, tutte molto attente a non guardarsi tra loro e tutte di sesso maschile. La commessa controllava con un occhio il negozio e con l’altro seguiva qualcosa su una piccola tv portatile installata sul bancone. Alle sue spalle una tenda, che presumibilmente si apriva sui locali di servizio. Più tranquillo di così! Dopo i dieci minuti convenuti, Michela fece il suo ingresso.
(continua)
 
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