Michela (4)

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"hari_seldon"
view post Posted on 26/8/2009, 21:40




Aspettammo Carmen con una certa ansia, perché lei e Michela si erano scambiate solo poche parole e se era evidente che quell’appuntamento aveva lo scopo di usare il fallo acquistato, non era affatto detto che Carmen avrebbe gradito la mia presenza e men che meno le mie affettuose attenzioni.
E mentre lei si era messa in gran tiro per scopare, con una trasparentissima vestaglia che “scopriva” il suo bel corpo vestito unicamente con un reggicalze bianco, calze color visone e civettuole pantofoline col ciuffetto di pelo bianco, io ero vestito di tutto punto, calzini compresi, pronto ad abbandonare la scena se Carmen non avesse gradito la mia presenza.
In realtà andò tutto liscio e se fu sorpresa di trovarmi in quella stanza, non lo diede neppure a vedere. Quando dalla hall telefonarono per annunciare la sua visita, Michela mi strinse la mano. “Sono già bagnata” mi disse; e in effetti anche io avvertivo un formicolio nelle parti basse, che annunciava già un’erezione. E ancora non l’avevamo vista! Bussò e fu Michela ad aprirle la porta. Si salutarono come vecchie amiche. Entrando, mi diede le spalle ed ebbi un momento per osservarla prima di essere coinvolto nella conversazione e esaminato per l’eventuale ammissione alla festicciola. Confermò la mia prima impressione: una ragazza piacevole pur senza essere una star; si era vestita in modo piuttosto formale, con un completino di seta ecru; notai che si era messa le calze, evidenti dato che indossava sandali aperti coi tacchi alti che mostravano la punta dei piedi e i talloni; la catenina d’oro c’era ancora, alla caviglia, sotto le calze. Impugnava una ventiquattrore, dando l’impressione di un’impiegata di banca, più che di una commessa di porno shop. “Ti ho portato tutto” esordì “e anche qualche altra sorpresina”. Girandosi per osservare l’ambiente, finalmente mi vide e fermò lo sguardo su di me. “Ti presento Giuseppe” le disse Michela afferrandole il polso “mio marito. Se vuoi, può partecipare”. Sempre immediata ed esplicita, mia moglie. “Ciao” la salutai e le allungai la mano alzandomi. “Ma io ti ho già visto” replicò stringendomi la mano e corrugando leggermente la fronte nello sforzo di focalizzare il ricordo. “Ieri sera!” esclamò “C’eri anche tu quando è arrivata Michela. Vi piacciono i giochini eh?”. “E già.” Risposi “E a te?”. “Oh, io sono aperta a tutte le esperienze. Preferisco la fica, sono sincera, ma qualunque cosa passi il convento, se c’è almeno una bella fica da leccare, mi sta bene. Del resto, tra di noi usiamo falli finti, no? Quelli veri magari sono meno tosti, ma sicuramente profumano diversamente!”. “Sei una buongustaia, proprio come me” disse Michela. “Infatti ti ho riconosciuta a pelle, all’istante. E ho anche capito che il tuo interesse per la fica non è esclusivo, per cui trovare un marito è stata una sorpresa molto relativa, te lo confesso”. “Allora mettiamoci comodi e cominciamo a berci qualcosa mentre ci fai vedere cosa hai portato” fece Michela, avvicinando una sedia alle due poltroncine che costituivano, insieme a un tavolinetto di cristallo, il nostro salotto. Chiamò il servizio in camera e ordinò caffè e cornetti per tutti insieme a una caraffa di aranciata. Carmen, intanto aveva aperto la valigetta avendo cura di coprirne il contenuto con il coperchio. Sorrise maliziosamente. “Una cosa alla volta” disse “per non rovinare la sorpresa. E una domanda per ogni oggetto. Vietato dire bugie”. “D’accordo” rispondemmo all’unisono. “Le calze” disse estraendole ed allungandole a Michela. “Perché rosse?”. “Perché nei fumetti e nelle riviste che leggiamo quella con le calze rosse è sempre la più troia, quella che si becca più cazzi e più sborrate in bocca e in faccia. Sempre”. “Però! Hai le idee chiare, tu” replicò Carmen. “Questa rivista ora. Perché proprio questa?”. E le allungò il numero 91 di Private. “perché c’è il riassunto di quello che mi piace: una doppia sborrata in bocca al centro” e indicò la copertina “qui a sinistra lei sta facendo uno strip e toccandosi la fica davanti, guarda, a ben SETTE maschioni arrapati. Sette cazzi solo per lei, capisci? E’ una cosa fantastica. E qui a destra, vedi?, non solo glieli stanno mettendo in bocca in circolo, che mi fa impazzire, ma la stanno addirittura sfondando con una mano nella fica fino al polso. Penso che sarei morta di piacere, io”. In quel momento bussarono alla porta. Il servizio in camera. Aprii e ritirai il carrello evitando che il cameriere entrasse in camera, anche se non riuscii a impedirgli di sbirciare dentro. Ma non c’era molto da vedere, pensai richiudendo la porta, per rendermi poi conto che dalla porta si poteva guardare direttamente nella valigetta aperta di Carmen, e che quell’enorme fallo nero era molto ben evidente. Ma ormai era fatta e non potevo farci niente, per cui accantonai il pensiero e potei finalmente liberarmi dei pantaloni che, dato che l’interrogatorio di Carmen mi aveva eccitato come un animale, stringevano fastidiosamente tra le gambe. Carmen si rivolse a me, mentre Michela serviva il caffè. “E a te non danno fastidio le fantasie di tua moglie? Se decidesse di farsi scopare da un gruppo di maschi, cosa faresti?”. “E chi ti dice che non l’abbia già fatto?” replicai, con l’immagine di Michela che ciucciava due cazzi contemporaneamente, la bocca piena all’inverosimile. “Infatti, lo abbiamo già fatto” intervenne mia moglie “con cinque muratori. Anzi quattro per la precisione, perché uno non ha partecipato molto. Carinissimi”. “E Giuseppe?” chiese. “Ha dato il suo bel contributo” le rispose sorridendo. “La sua sborra era la più profumata, densa e saporita” con orgoglio. “Da come lo dici, mi fai quasi venire voglia di assaggiarla” disse Carmen allungando lo sguardo sul mio cazzo duro che finalmente avevo liberato anche dallo slip. Niente di che, diciamolo chiaro, nulla che meritasse un servizio fotografico in una di quelle riviste porno, ma comunque neppure da buttar via. Insomma, faceva comunque la sua porca figura.”Insomma, non sei un tipo geloso” concluse Carmen. “Ti sembrerà strano, ma se si tratta di scoparsela, cioè di farla godere, allora qualunque mezzo o modo va bene, per me. Se si inna-morasse di un altro, sarebbe diverso. In quel caso, potrei anche diventare geloso.”. “Ma non è che il cazzo che sbatte tua moglie vorresti sbattesse te?”. “E se fosse? Mi pare che tutte e due siate venute qua per leccarvele reciprocamente. Per voi va bene e per me no?”. “In effetti, non hai tutti i torti” mi rispose, poi riprese la sua pesca dentro la valigetta. “La guepiere non ha bisogno di commenti, e neppure il cazzone che hai scelto” disse allungandole gli oggetti “ma questo mi pare che esca un po’ dal seminato” concluse estraendo la famosa rivista che non avevo potuto sbirciare nel porno shop. Ora finalmente potevo vederla e confesso che mi lasciò assolutamente sconcertato. Era una raccolta di disegni, intitolata “Obbedisci” di Joseph Farrel. In copertina una sposina piangente – la si riconosceva dal velo – veniva penetrata contemporaneamente in ano e vagina da due bruti, di cui uno nero. I capezzoli erano stretti da mollette da bucato. A sinistra, un terzo bruto, con un frustino in mano e con un cazzo di notevoli dimensioni, stava per forzarglielo in bocca. A destra lo sposino novello, ancora con l’abito delle nozze, legato a una trave grida disperato, ma sotto i pantaloni gli si indovina l’uccello duro. Michela non allungò le mani a prendere le rivista e arrossì. “Di questo vorrei parlare dopo, se non vi dispiace” disse. E per sviare la nostra attenzione, si portò l’uccellone alla bocca e cominciò a leccarlo fissandoci con espressione quasi di sfida. Riuscì a distrarci.
(continua)
 
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