Michela (6)

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"hari_seldon"
view post Posted on 26/8/2009, 21:43




Dopo una doccia, Carmen andò per conto suo, io e Michela trascorremmo il resto della giornata al mare. Dopo cena, in assenza di novità, Michela dichiarò che era stanchissima e filò direttamente a letto. Io non la raggiunsi subito: avevo riconosciuto il cameriere che ci aveva servito la mattina, e ci feci una bella chiacchierata. La telefonata arrivò la mattina dopo intorno alle nove; Michela era in bagno e risposi io. “Si ?”. “Ciao, sei Giuseppe?”. “Si, chi parla?”. “Sono Mario. Ci ha dato il numero dell’albergo Carmen. Disturbo?”. “Ah, si, dimmi pure. No no, nessun disturbo. Siamo già quasi pronti per il mare”. “Beh, senti, ti parlerò molto chiaramente.” Nel frattempo Michela era uscita dal bagno e vedendomi al telefono era corsa ad appoggiare l’orecchio al ricevitore: aveva capito già di cosa si trattava. “Oggi pomeriggio c’è una festa. Una ventina di coppie, ambiente esclusivo e riservato. Tutte persone già rodate e pronte a tutto. Ma ammettiamo una nuova coppia, qualche volta. Però debbo dirti chiaro che non ci possono essere ripensamenti. Se tua moglie non è disposta a prendere qualunque cazzo le si offra, meglio evitare.” Lei mi guarda e scuote la testa su e giù con forza. “Ma anche TUA moglie se le metto davanti il mio … ?” replicai. “Certo, ovvio. Ma le regole ve le spieghiamo stasera. Allora, appuntamento al “Sottosopra” a ****. Sono venti chilometri scarsi”. “Nessun problema”. “Alle 6 precise chiudiamo le porte e non entra più nessuno, quindi entro quell’ora dovete essere là. Meglio co-munque non arrivare troppo prima. Dobbiamo organizzare l’ambiente. C’è una sorpresa.”. “Va bene, ci saremo” dissi e la conversazione fu interrotta. “Io lo so qual è la sorpresa ….” Canticchiò Michela felice come una bambina a Natale “sono i cazzoni dei negroni …” Non sapevo se ridere o piangere. Arrivammo alle sei meno un quarto, tutti in tiro. Io in giacca e cravatta, lei con un vestito di seta rossa leggerissimo ma non trasparente, con una spaccatura vertiginosa sui fianchi che arrivava alle anche; per l’occasione aveva indossato la guepiere e le famose calze rosse. Da infarto. Il locale all’esterno non era molto appariscente; di maniera, aveva però le finestre con spessi vetri colorati che nascondevano perfettamente l’interno. Alla porta, tre uomini, di cui palesemente due erano buttafuori. Quello al centro ci sorrise allungando la mano in un saluto. “Giuseppe e Michela, immagino” esordì “io sono Tonio. Io e Mario organizziamo l’evento con le nostre signore. Se vogliamo entrare, aspettavamo solo voi”. E ci fece strada all’interno. La porta si aprì su una piccola sala che era evidentemente stata sgomberata per l’occasione e che conteneva da un lato un lungo stender completo di grucce; sull’unico tavolo erano ammonticchiate delle mascherine da carnevale. “Se lo gradite, per garantire meglio la vostra privacy qui ci sono delle maschere”. “Dobbiamo ?” chiese lei. “No, chi vuole può alterare i suoi lineamenti, ma è assolutamente facoltativo. Comunque gli ospiti sono tutti scelti con cura e non vi importunerebbero MAI fuori di qui. Su questo potete stare tranquilli”. “Allora io non la voglio”. E fu così che facemmo il nostro ingresso nella sala della festa, con le nostre facce nude. Il locale, molto grande, era stato sgomberato. I tavoli accostati alla parete più lunga erano parzialmente preparati con un ricco buffet; piatti freddi e bevande. Gli ospiti chiacchieravano distribuiti un po’ dappertutto; a occhio, giudicai che si trattasse di una ventina di coppie; solo sette od otto persone avevano optato per la mascherina, ma, notai, una sola donna. Sul lato corto, una pedana costituiva una sorta di palcosce-nico, impressione rafforzata da una tenda che chiudeva completamente le spalle della struttura. Al nostro ingresso, un uomo elegante salì sul palco e richiamò l’attenzione di tutti. “Amici, siamo tutti qui e possiamo finalmente dare inizio alla festa. Per voi che ancora non mi conoscete, sono Mario. Stasera abbiamo diverse sorprese. Ma prima permettetemi di ricordarvi le regole della casa, che tutti dobbiamo rispettare, pena l’esclusione permanente dalle prossime feste. Qui vi ricordo che non è ammessa nessuna forma di coercizione. No vuol dire no. Punto. Qualunque cosa vogliate fare, il partner o i partner devono essere consenzienti. Non ci sono estranei, per cui il buffet è laggiù e ciascuno deve servirsi da solo. Non ci sono bevande alcoliche, a scanso di equivoci. Le signore del comitato distribuiranno gadget sessuali nel corso dell’esposizione dei quadri erotici, insieme a dosi massicce di vasellina che come vedrete oggi si riveleranno necessarie” Michela mi strinse la mano; sapevo a cosa pensava. “La festa finirà esattamente alle cinque di domattina. A quell’ora arriva la squadra delle pulizie e dobbiamo lasciare il locale che riapre per il pranzo. E ora le questioni di etichetta. Sapete che di norma il ruolo della prima puttana spetta alla nuova entrata, se c’è. Quindi per tradizione sarebbe toccato a Michela” e qui la indicò con un gesto della mano “ma abbiamo saputo dalla sua presentatrice che si vanta di saper riconoscere la sborra del marito dal sapore”. Qui un mormorio si diffuse in sala, subito sedato da un gesto dell’uomo. “Sara, la moglie di Tonio, sostiene di esserne capace anch’essa, per cui decreto che effettueremo una “disfida della sborra” che designerà i ruoli di prima puttana e della sua schiava. E ora la sorpresa. Sapete che nelle nostre feste ci sono sempre degli stalloni in affitto, perché le nostre ospiti gradiscono essere penetrate contemporaneamente in più parti e con le coppie si sono creati problemi. Quindi stasera abbiamo ben ….. “ e fece sbattere due volte le mani. Dalla tenda cominciarono a uscire dei meravigliosi uomini di colore, nudi dalla cintola in giù. Michela sgranò gli occhi alla vista di quelle magnifiche nerchie scappellate e si portò una mano alla bocca. “Oddio” mormorò. “… otto mandinghi. Confido che tutti i buchi saranno egregiamente riempiti. Le nostre mogli garantiscono sulla vitalità dei miei marinai (che comunque sono a stecchetto da una settimana), e loro su quella dei loro amici, che mi dicono essere militari di stanza a Bagnoli in licenza. E ora, via i vestiti e divertiamoci”. Gli uomini si mossero di concerto, evidentemente era frutto di abitudine, e si diressero all’antisala, disponendo giacche, camicie e quant’altro sulle grucce, mentre le donne fecero capannello, presentandosi a Michela e cominciando ad apprezzare la merce. Mi accodai agli altri e al rientro trovai le femmine quasi tutte in biancheria ai minimi termini. Naturalmente Michela era al centro delle attenzioni in qualità di nuova arrivata. Mi colpì il fatto che pur essendo tutte senza slip, nessuna era a tette nude. Accanto a Michela c’era una bella bionda in lingerie azzurra finissima; le stava spiegando qualcosa. Ma la mia attenzione fu catturata da una sorta di muro di cartone che era stato alzato a formare un triangolo con la pedana e nel quale si aprivano 6 buchi rotondi. Mario, l’unico ancora perfettamente vestito, richiamò la nostra attenzione. “Per favore, dobbiamo dare inizio alla disfida della sborra. Tutti gli invitati dotati di cazzo si rechino dietro la tenda. Le femmine si mettano di spalle al muro dell’amore. I miei ragazzi controlleranno che le sfidanti non sbircino comunque”. Mentre anch’io scivolavo dietro la tenda vidi che quattro dei neri avevano stretto sia Michela sia la donna in azzurro (Sara, arguii), in un sandwich che impediva loro di girare la testa verso il muro. Intruppati là dietro, l’odore di sesso era fortissimo, e tutti i cazzi, più o meno, si ersero. Mario mi fece cenno di sistemarmi sul secondo buco e presto venni raggiunto dagli altri cinque. Quando alle femmine fu consentito girarsi, videro sei cazzi simili tra loro riempire il muro dell’amore. “Comincia Michela” decretò Mario. Noi sei potevamo seguire la scena da un minuscolo forellino all’altezza degli occhi : vidi i due neri sollevarla stringendole le chiappe e trasportarla fino al lato sinistro del muro. Lei si resse impugnando uno dei cazzoni in ciascuna mano. Arrivata di fronte al primo cazzo, si inginocchiò, lo prese con la destra e cominciò a succhiarlo.
(continua)
 
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