Michela (8)

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"hari_seldon"
view post Posted on 26/8/2009, 21:45




Sara intanto aveva preparato il primo quadro erotico, e ci chiamò tutti per partecipare al suo sviluppo. La scena iniziale prevedeva un 69 tra due maschi.
Furono scelti due signori con la barba, e la scena di una faccia barbuta che succhia un uccello mi colpì profondamente. Facemmo capannello intorno ai due, pensando a come potessimo arricchire la scena. Naturalmente fu Michela la prima ad intervenire, sdraiandosi a cosce larghe, la pancia per terra, accanto a uno dei due, e cominciando a leccargli il buco del culo. Dopo poco, uno le si avvicinò e le porse l’uccello. Lo leccò a lungo e profondamente, inumidendolo di saliva, poi con delicatezza lo guidò fin dentro il culo dell’uomo che stava di sopra. Mentre l’inculatore cominciava a muoversi, Michela gli leccava e succhiava i coglioni. Poi alla bocca dell’uomo che stava sotto si avvicinò un secondo cazzo, e Michela cominciò a fare la spola tra le palle dell’inculatore, questi due cazzi e la lingua dell’uomo di sotto. Intanto anche dalla parte opposta si era sviluppato lo stesso meccanismo e il groviglio di membra, cazzi, bocche, culi maschili, cominciava a diventare piuttosto complesso. L’affare cominciò a complicarsi ulteriormente quando uno dei negri non resistette più alla vista del buco del culo di Michela spalancato, e pensò bene di riempirglielo, solo per essere a sua volta inculato da un distinto signore di una certa età. Le sborrate cominciarono a catena. Michela si beccò prima lo spruzzo dell’inculatore, che si era ritirato appena iniziata l’eiaculazione e che finì di liberarsi nella sua bocca aperta, poi dell’inculato, che riempì la bocca del suo compagno con tanta foga che la sborra tracimò, prontamente raccolta dall’instancabile lingua di mia moglie. E Infine dall’uomo che aveva doppiato il cazzo in bocca all’inculato. La faccia di Michela era una maschera di sborra, nonostante lei leccasse e ingoiasse il più possibile. Scoprii che dall’altra parte, praticamente nelle medesime condizioni, c’era la moglie di Mario (Teresa, seppi poi); curiosamente, Mario era ancora l’unico perfettamente vestito e con l’uccello nei pantaloni.
Ci prendemmo una pausa. Sara e altre donne distribuirono fazzoletti di carta e contribuirono
– secondo me anche con parecchio gusto – a ripulire uomini e donne che avevano partecipato alla performance.
Molti di noi si avvicinarono al tavolo dei rinfreschi per mangiare e bere. Michela era circondata da ammiratori e non riuscii ad avvicinarla.
Provavo un pizzico di gelosia vedendo mani che la brancicavano e le sue mani che accarezzavano o impugnavano cazzi più o meno duri.
Uno dei suoi corteggiatori le porse un bicchiere ma quando allungò la mano per prenderlo, lo allontanò. Fissandola negli occhi, lo abbassò e ci immerse l’uccello semirigido, rigirandolo lentamente nel liquido. Michela lo osservò con un sorriso da troia, poi si inginocchiò di fronte a lui e prese il bicchiere. Con una mano lo reggeva, con l’altra, afferrò il cazzo e lo estrasse sgocciolante, succhiandolo e leccandolo, mentre fissava l’uomo, che torreggiava su di lei, dritto negli occhi. E lentamente, continuò il gioco, mentre i cazzi degli osservatori si rizzaano a quello spettacolo. Anche il mio, lo confesso. Che troia! Che grandissima troia! Era nuovamente circondata da cazzi duri e arrapati. Il suo sogno. Qualcuno introdusse una variante, facendo sgocciolare il liquido (aranciata, credo) sul cazzo in modo che per bere fosse costretta a leccare tutta l’asta. Poi, quando l’ebbe preso in bocca, faceva ruscellare il liquido in modo che il movimento stesso della deglutizione la costringesse a pompargli la cappella. Quando il liquido in eccesso cominciò a scorrerle sulle spalle e tra i seni, subito due volontari cominciarono a leccarla, uno per parte, succhiando liquido e capezzoli, strapazzandole le tette e cominciando a frugarle tra le gambe. Un uomo si sdraiò col cazzo duro all’aria. Allora la afferrarono sotto le ascelle e per le caviglie, mentre continuava a leccare tutti i cazzi che le mettevano davanti alla bocca, e lentamente, la impalarono su quel cazzone, reggendola e calandola fino a che tutto il cazzo non fu scomparso nel culo. Lei puntò i piedi e portò le mani dietro di sé, appoggiandole al petto dell’uomo che la inculava; allargò le cosce e offrì la fica allo sguardo arrapato dei suoi corteggiatori. Che ripeterono il suo giochino, sgocciolandole aranciata sulla pancia e leccandola quando arrivava alla fica spalancata.
Ma dopo un po’, qualcuno pensò che quella era fica sprecata, e la montò costringendola a sdraiarsi sull’uomo sotto di lei. Mi ero avvicinato e mi spostai per osservare da vicino la penetrazione. Si vedevano solo due coppie di palle che sbattevano a ritmo: i cazzi erano interamente stati inghiottiti. Ma comunque Michela non rinunciava a succhiare qualunque cazzo le portassero a portata di bocca, inghiottendo golosamente tutta la sborra di cui era capace. Almeno in tre le arrivarono in bocca, prima che le riempissero fica ed intestino e la liberassero, esausti, da quell’abbraccio. A quel punto si scatenò un tripudio di applausi e risate, e un gruppo di loro la sollevò e la portò in trionfo intorno alla sala.
A quel punto, Sara chiamò un nuovo quadro erotico. “Fatela salire su quel tavolo laggiù” ordinò. La fece sdraiare sul tavolo a gambe larghe, con le ginocchia alzate. Ci disponemmo di fronte a lei, quindi vedevamo senza difficoltà la fica fradicia e il culo ancora sgocciolante sborra. Immaginai come si sentisse, con tutti quegli sguardi sui genitali esposti così oscenamente. Sara aveva un laccio flessibile di plastica, come una lunga cannuccia. “Ora Michela ci farà vedere come si succhia tutta la sborra dalla fica e dal culo” proclamò. Le infilò un’estremità del tubicino in culo e le portò l’altra alla bocca. “Succhia” ordinò. E Michela cominciò a succhiare. Vedemmo la sborra scorrere nel tubicino. Non lasciò nulla. Sembrava in estasi. Poi fu la volta della fica. Quando finì, guardò Sara leccandosi le labbra. “La prossima volta, posso succhiarla dalla tua fica?” chiese.
“Sei incredibile” dichiarò Sara abbracciandola “proprio come ci aveva detto Carmen. Non sei solo più puttana di molte di noi, ma davvero ci godi, e ci godi bene e in tutti i modi possibili. Un po’, ti invidio, perché io come molte amiche, non riusciamo ad arrivare fino al fondo delle nostre fantasie. Come se ci fosse una frontiera che non riusciamo a superare. Ma dimmi una cosa, sinceramente. Davvero hai sbagliato a riconoscere la sborra di tuo marito ? O ….. ?”.
“In effetti, lo avevo riconosciuto benissimo. Ma mi stuzzicava la penale.” “Cioè ? Quale penale ?” “Sai fare la tua schiava. Speravo in qualche stravaganza o sottomissione o qualcosa del genere. Non so bene, ma sono pronta a provare. E’ una cosa nuova e ancora non so esprimermi bene”. Sara la osservava attentamente e cercava di capire dove volesse andare a parare. Ma l’unico che sapesse esattamente in quale direzione si muovevano quei pensieri, ero io in quel momento.

(continua)
 
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